Politecnico di Bari
Laboratorio di Fotogrammetria Architettonica
La restituzione fotogrammetrica

  La fase di restituzione riguarda l'utilizzo delle informazioni contenute nel rilievo.
  Fino all'arrivo della fotografia digitale, per restituzione fotogrammetrica si è definita la rappresentazione in proiezione ortogonale di quanto appare nella coppia di fotogrammi, ottenuta mediante apparecchiature ottico-meccaniche, dette restitutori fotogrammetrici. Grazie a queste apparecchiature, l'operatore può muovere sul modello ottico-tridimensionale (che osserva con visione stereoscopica) una marca mobile, i cui spostamenti nelle direzioni x-y-z possono essere registrati in modo da ottenere la rappresentazione nei piani xy (pianta) o xz (prospetto).


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  Con l'avvento della fotografia digitale e la possibilità di registrare le coordinate spaziali della marca mobile, è stato possibile utlizzarle oltre che per la rappresentazione in proiezione ortogonale, anche per la modellazione e, grazie alla fotogrammetria inversa, apportare modifiche sulla coppia di fotogrammi, in modo da rappresentare il progetto di restauro con immagini stereometriche. Inoltre il ricorso alla documentazione digitale consente la diffusione, via rete, di tutti i lavori di restituzione relativi ad uno stesso rilievo e, quindi, la possibile loro correzione e/o integrazione.
  Prendiamo in considerazione la chiesa Matrice di Cisternino (BR).
   Evitando di soffermarci sulle tecniche con cui sono state acquisite le informazioni metriche, concentriamo la nostra attenzione sulla fase di restituzione. Di questo rilievo si è già detto precedentemente, ora vediamo come meglio utilizzare le rappresentazioni grafiche.
   Per quel che concerne la rappresentazione bidimensionale, occorre subito mettere in guardia dal pericolo che si corre con la rappresentazione numerica. La possibilità, offerta dai programmi di CAD, di poter ingrandire o ridurre i disegni, ha portato persino alla realizzazione di planimetrie urbane, a grande scala, in cui è possibile vedere inserite le piante degli edifici. In sostanza, si rischia di dimenticare un principio basilare del disegno: per ogni scala di rappresentazione esiste un linguaggio ed una ben precisa simbologia.


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     In questa sede escludiamo subito ogni rappresentazione bidimensionali e prendiamo atto che il modello stereometrico si ottiene con due viste prospettiche, riprese secondo il caso normale. Con queste premesse, concentriamoci sulla presentazione del rilievo.
   Quasi certamente escluderemo la vista assonometrica e opteremo sempre per quella prospettica . A questo punto rimane da scegliere una vista prospettica dal basso, una della copertura, un sezione orizzontale dei corpi annessi alla chiesa, possibilmente da più punti di vista, ed una sezione orizzontale di tutto il complesso, sempre in prospettiva. Altrettanto dicasi per le sezioni verticali.
  Se ci trasferiamo all'interno, le cose si complicano leggermente. Potremmo far ricorso ad una ripresa a 360° oppure riprendere una vista generale sulla quale possono essere anche riportate delle informazioni in un colore a scelta.
  Questo tipo di rappresentazione, sia pure affascinante, ci porta ad un bivio: spingere sempre più nei particolari la stessa rappresentazione grafica oppure utilizzarla quale schema del monumento destinato a richiamare le immagini fotografiche, magari stereometriche. La prima soluzione appare, a prima vista, interessante, considerato che il programma di modellazione opera in scala 1:1, ma saremmo sempre in presenza di una rappresentazione soggettiva. La seconda via, invece, consente di rendere tematico il rilievo e di confortarlo con riferimenti fotografici, quali l'immagine di un capitello, un particolare di un ambiente, di una volta o della cupola. Queste riprese fotografiche possono essere ripetute a distanza di tempo e datate, ma possiamo persino fare in modo che il click, su una zona del rilievo grafico, richiami l'immagine di una webCam posta nella zona corrispondente del monumento.


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